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Non è certo un problema nuovo, quello della comunicazione tra medico e paziente, ma è nuovo il progetto di medicina narrativa nato sul web. Certo, oggi abbiamo a disposizione cure e trattamenti un tempo impensabili, ma, proprio per questo, all’analisi di cause, sintomi e rimedi diventa sempre più importante affiancare la narrazione dell’esperienza della malattia da parte di chi la vive in prima persona. [...]
Il racconto dell’evolversi del male, fatto di sensazioni, emozioni, particolari all’apparenza insignificanti diviene, se ascoltato con empatia e competenza, una fonte preziosa da cui trarre elementi che possono contribuire a migliorare i percorsi terapeutici. Il paziente diviene il protagonista, costituisce un elemento centrale per una medicina che intenda prendersi cura del malato e non solo della malattia.
Allo scopo di raccogliere le testimonianze di chi è disposto a raccontare che cosa significa vivere la malattia, nasce lo spazio aperto “Viverla tutta” all’interno di Repubblica.it, alla rubrica “salute”. Lo spazio raccoglie le voci di chi, paziente o parente che lo assiste, è disposto a mettere in comune con altri la propria storia, trasformando un’esperienza di dolore nella possibilità di trasmettere la volontà di lottare con coraggio, senza cedere alla paura o abbandonarsi alla commiserazione. I racconti, guidati da una serie di domande che facilitano il percorso narrativo, sono disponibili sul web, in quello che viene definito “Laboratorio sperimentale di medicina narrativa”.
Non è certo impresa facile, ma l’iniziativa, creata da esperti di diverse istituzioni italiane e straniere (tutti i dettagli sono disponibili sul sito di Repubblica) ha uno scopo ben preciso, quello di far in seguito confluire le storie, analizzate da un team di esperti, in uno studio ampio e articolato, che si propone di dare un contributo alla cura di malattie, soprattutto rare e croniche, trasformando così momenti di sofferenza in uno strumento per costruire buone storie di cura e assistenza.
Red
11 commenti:
Ma è quello che io - e non solo io - cerco da sempre nel rapporto con un medico, avere solidarietà e non freddezza. Guardo su repubblica, purché questa lodevole iniziativa non rimanga fine a se stessa.
Questo della Repubblica non è il primo/unico progetto di Medicina Narrativa avviato in Italia.
Da qualche anno ormai l'Istituto Superiore di Sanità si sta occupando attivamente per la divulgazione e la formazione della disciplina. Esistono poi piccole realtà dalla nostra associazione H.story a progetti attivi in piccoli reparti sparsi per la penisola.
La mia amica Germana, medico omeopata, poneva questo principio alla base del rapporto medico-paziente...
Il progetto è davvero interessante e, credo, utile anche all'infuori del singolo paziente.
D'altronde, una malattia si può sempre presentare con sintomi (anche minimi) estremamente diversi tra persone differenti, ma anche il minimo dettaglio che possa collegare le due storie di certo aiuterà il medico a fare un'analisi più rapida e precisa!
Grazie a Manuela Ciancilla per l’attenzione e per l’annotazione. Desideriamo però precisare che, nel post, non abbiamo di proposito citato tutti i promotori del progetto (tra i quali l’Istituto Superiore di Sanità), rinviando, per i dettagli, al sito di Repubblica, che ha indubbiamente dato maggiore visibilità al progetto.
Red
Alla base di ogni cura è il rapporto che si dovrebbe creare tra medico e paziente, questa è un'iniziativa davvero importante e mi auguero che abbia un grande seguito.
Un saluto.
Gabriella
Sono una volontaria che si occupa di malati terminali a Milano e ho letto sullo stesso argomento circa un mese fa, un articolo dell'Espresso "Parliamo con i malati, li cureremo meglio". E' veramente importante per tutti proseguire su questo filone che migliorerà le condizioni dei malati e sarà di maggior completezza umana per il medico.
Nadia
Caspita...straordinario. Son proprio ignorante: medicina narrativa...non ne avevo mai sentito parlare! Però sono fortunata: il mio medico di base è su quella lunghezza d'onda!
Grazie della preziosa info. Purtroppo non si ha sempre la fortuna, come è capitato a mio figlio, di trovare dei medici con i quali creare un buon rapporto in modo da essere aiutati ad affrontare la malattia in modo più sereno.
È proprio vero. Spesso manca la parte comunicativa fra paziente e medico. Non è sempre così ma ci sono casi dove 'aprirsi' completanente esponendo i propri dolori o mali al medico curante sembra pura utopia. Dovrebbe essere l'esatto contrario. Lodevole iniziativa. Da persona empatica l'apprezzo molto.
Io nel web ho conosciuto la sclerosi multipla, e di li sono diventato un volontario dell'aism.
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