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Mi hanno chiesto di partecipare (si dice così?) a un blog. Da un lato l’offerta mi lusinga, perché presuppone una buona opinione circa le mie capacità intellettive e/o espositive. Dall’altro lato, però, mi lascia perplesso, sia perché so a malapena cosa sia un blog, sia perché ammetto di avere un pregiudizio nei suoi confronti, come è appunto dimostrato dal fatto che non sono mai entrato in un blog in vita mia.[...]
A questo punto mi sembra d’obbligo interrogarmi sul perché di questo pregiudizio. Sarà forse perché sono anziano e, come tutti gli anziani, tendo a restare fedele ai modi tradizionali di relazionarsi fra esseri umani e a vedere con sospetto le novità? Sarà perché ho letto che ci sono milioni di persone così drogate da internet da trascorrere la maggior parte delle loro giornate davanti al computer, sprecando tempo prezioso nei vaniloqui dei social networks? O perché penso che scambiarsi opinioni o emozioni fra sconosciuti non abbia molto senso? O, ancora, perché penso che i blog siano l’equivalente moderno dei mitici bar sport e, quindi, i post l’equivalente delle chiacchiere da bar? Probabilmente sono vere, quale più quale meno, tutte queste ipotesi.
Però è anche vero che in questo momento sto cercando di confezionare un post e questo potrebbe essere il segno che sono già sulla buona strada per diventare un più o meno convinto frequentatore di blog.
Staremo a vedere.
Che tipo di blog è questo? E’ il blog di Seneca, ovvero di un’associazione che si occupa di anziani, soli e scarsamente autosufficienti. Quindi non è destinato a questi anziani, che il computer sanno a malapena cosa sia, bensì ai volontari e/o a…chi altri? La prima domanda che mi viene in mente è: perché si diventa volontario di Seneca, perché occuparsi di anziani? Preciso subito che io non sono un volontario di Seneca, ma piuttosto un amico. Il volontariato lo faccio in altri ambiti e non mi è mai venuto in mente di occuparmi di anziani. Però ammiro i volontari che se ne occupano, la cui generosità deve essere tanto forte da superare il ribrezzo per la bava che cola dalle bocche sdentate, per i cattivi odori, per le mutande e le lenzuola sporche, per le menti vacillanti, non di propri familiari stretti, ma di vecchi sconosciuti. Tanto più li ammiro quanto più sono giovani, soggetti a tutte le tentazioni tipiche dei giovani.
A questo punto mi fermo, trattenuto dalla mia scarsa propensione per la retorica buonista verso la quale sto pericolosamente scivolando. E mi chiedo: come parlare di volontariato senza risultare noiosi e ripetitivi? Cosa dire sulla vecchiaia e sulla malattia, sull’egoismo e sull’altruismo che già non sia stato detto, a cominciare dai Vangeli? Di cosa riempire questo blog?
Peter
7 commenti:
Ciao Peter,
Mi permetto di darti del tu e darti il "Benvenuto" nel mondo dei Blog.
Per la mia limitata esperienza ti posso dire che il Blog è uno strumento di diffusione, di comunicazione e di attenzione.
In quanto strumento sai sicuramente meglio di me che può essere usato bene o male, per fini alti o bassi.
Mi piace il tuo post di ingresso, perchè più che asserire o affermare qualcosa fai domande, chiedi, esplori, quasi dubbioso, quasi accigliato!
Rilanci la palla a chi ti legge, quasi provochi!
Bello!
:o)
Chiedi:
"come parlare di volontariato senza risultare noiosi e ripetitivi? Cosa dire sulla vecchiaia e sulla malattia, sull’egoismo e sull’altruismo" ?
Sono tante domande e molto lunghe. Rispondere a tutte così in generale non ha senso; rispondo così in questa maniera sincera ma sintetica:
La vecchiaia è inevitabile (comincia subito!), egoismo e altruismo sono 2 facce della stessa moneta, non si può forse parlare del volontariato in generale senza essere ripetitivi ma si può forse solo parlare del perchè uno/a percorre per un certo tempo questa strada.
O - meglio - si può parlare solo della propria esperienza se c'è o se manca.
Rilancio così la palla, a te e a chi ci legge, per questo scambio di opinioni.
Scambio di opinioni che può essere importante, ma non importante forse come sempre e solo l'esperire...
Un saluto e di nuovo benvenuto!
(fa anche rima!)
:o)
Benvenuto caro amico blogger Peter!Sei già uno dei nostri. Ti sei inserito benissimo e come hai detto tu, quasi senza accorgertene , hai redatto il primo post.Se ti hanno fatto la proposta di scrivere vuol dire che sanno che hai delle potenzialità. Mi ha colpito una tua considerazione:"......penso che scambiarsi opinioni o emozioni fra sconosciuti non abbia molto senso".
Ha senso, molto senso, caro Peter!
Queste persone che tu chiami "sconosciuti", a poco a poco entrano a far parte della tua vita.Quando accendi il pc, la prima cosa che vai a vedere è se ci sono dei commenti, se i tuoi fans si sono ricordati di te, se sono venuti a farti una visita, se ti hanno lasciato un pensiero. Spesso le loro semplici frasi, i loro auguri, i loro complimenti ti riempiono il cuore, ti gratificano. E poi, chi l'ha detto che queste amicizie saranno sempre solo virtuali? Spesso nasce un tale feeling che ti porta a voler conoscere vis-à-vis alcune di queste persone. A me è successo e devo confessarti che è stata un'esperienza molto positiva. Vedrai che ti ricrederai.
A presto, Peter!
Benvenuto tra noi Peter :) Vedrai che non ti pentirai di questa scelta :) Tra l'altro hai fatto un intervento molto valido. Continua cosi :)
Un saluto
Ben arrivato Peter.
Come dice Mirco, le tue domande sono tante. Cercherò di dare una risposta, non una risposta qualunque o saggia, semplicemente la mia.
In realtà trovo sensati e reali i motivi che ti hanno finora tenuto lontano dalla blogosfera, ma immagino in genere da internet. Non credo ti sia venuto così spontaneo l'utilizzo di un programma di posta per inviare le mail, per esempio. C'è sempre una resistenza più o meno forte verso realtà sconosciute, in genere però vince la curiosità.
Bello il tuo paragone coi bar sport. Anche qui in parte sono d'accordo, anche se le chiacchiere non si fanno solo nei bar, ma anche in dotta compagnia.
E qui devo riallacciarmi alle parole di Erika.
La conoscenza di un altro o di altri attraverso un blog è qualcosa che ha un senso, né più né meno come conoscere altre persone che ti sono state presentate da un amico. Solo l'approccio e le modalità sono diversi. C'è qualcosa di meno e c'è qualcosa di più di un rapporto vis-à-vis. Come nella vita reale puoi sentire un feeling oppure no. Il fatto che manchi la visione dell'altro, delle espressioni del suo viso e del suo corpo, non necessariamente è un fenomeno negativo, perché permette di "ascoltare" meglio attraverso la parola scritta quello che l'altro ti dice.
E poi - te ne parlo per esperienza - ci si ritrova a desiderare di allargare la conoscenza con altri mezzi più diretti, le mail, le telefonate, ci si ritrova a confessare cose che magari non hai mai detto a nessuno complice l'assenza di uno sguardo che ti condiziona.
Se poi hai la fortuna e l'occasione di incontrarti alla fine con quella persona, ecco saranno una sensazione ed una emozione nuove, mai provate prima, sarà un "riconoscersi" nella "accoglienza" dell'altro che attraverso le parole scritte e solo quelle ti ha in realtà già "conosciuto" ancor prima di vederti.
Mi farà piacere ritrovarti nuovamente in questo "spazio" e quindi a presto.
Ancora una volta benvenuto, caro Peter, nella blogosfera, questo "nuovo mondo" così diverso dal vecchio bar sport. Altri, Mirco, Erika, Ambra, ne hanno già scritto con parole in larga parte condivisibili. Una cosa vorrei aggiungere, e cioè che occuparsi di persone anziane è, certamente, accudimento e compagnia, ma è anche raccogliere e mantenere in vita ricordi ed esperienze, perché anche i giovani hanno bisogno di memoria, e, quando muore un vecchio "è come se bruciasse una biblioteca"
Il proverbio africano "quando muore un vecchio è come se bruciasse una biblioteca" nasce non per nulla nelle culture dove sapienza e conoscenza venivano o vengono tramandate oralmente.
Ma anche nei Paesi dove dapprima la carta stampata poi il CD-DVD suppliscono alla memoria dell'anziano ancora oggi c'è una memoria locale di cui solo i vecchi ti possono parlare, di quando, solo per fare un banale esempio, il frigorifero non esisteva e per le strade passava "el giasatt" per portare il pezzo di ghiaccio necessario a mantenere in fresco gli alimenti nella ghiacciaia.
Hermoso!!!
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