sabato 6 ottobre 2012

La fine degli anni d'oro

Alessandria d'Egitto
Nadia è una assistita di Seneca: della sua lunga vita, ricorda con grande nostalgia gli anni della gioventù trascorsi ad Alessandria d’Egitto. Qualche tempo fa ha scritto pagine e pagine di ricordi, e ne ha dato copia alla volontaria che la seguiva, manifestando il desiderio che venissero in qualche modo divulgate. Ora Nadia, in seguito a una caduta, non è più in grado di badare a se stessa ed è ricoverata in una Casa di riposo. Se anche difficilmente lo potrà leggere, pubblichiamo una parte del suo racconto, nella certezza che le farebbe piacere. [...]

Alessandria è una città dell’Egitto che si affaccia sul Mare Mediterraneo ed era, ai tempi in cui vi abitavo, un porto molto importante oltre che la più vivace ed elegante città del Paese. Ad Alessandria vi erano quattro teatri che offrivano ogni genere di spettacoli, prosa, musica e soprattutto operette italiane. Alcuni alberghi di gran lusso organizzavano feste da ballo, come pure vi erano locali molto eleganti che offrivano deliziosi tè accompagnati da torte squisite.
La maggior parte dei venditori di spezie erano greci, mentre il francese era la lingua, oltre che nei film, usata nei negozi che vendevano capi di abbigliamento, l’italiano veniva usato per i numeri di telefono e le scuole invece erano di tutte le nazionalità europee. Il clima di Alessandria era mite, tanto che molti facevano il bagno in mare tutto l’anno: anche noi avevamo l’abitudine di bagnarci ogni giorno, da marzo a novembre. Le spiagge erano tenute molto bene, con piccole cabine in legno. Al pomeriggio eravamo soliti passeggiare sulla “Corniche”, un ampio viale lungo il mare dove era possibile incontrare amici e fermarci a conversare con loro. Sul lungomare si affacciavano grandi alberghi, che organizzavano balli ai quali prendevano parte persone di tutte le nazionalità: in una città come Alessandria, che era anche una località balneare, era infatti molto facile incontrare amici e fare nuove conoscenze. Alla domenica di solito andavamo a teatro, il più delle volte a vedere operette italiane, oppure commedie francesi e musica classica.
Della mia vita ad Alessandria ricordo quanto mi divertivo con mia cugina. Si era sposata molto giovane, lei e suo marito avevano molti amici e frequentavano feste. Ogni volta che c’era una festa, mia cugina mi invitava ad andare con loro, non solo, mi prestava anche gli abiti adatti.
Ad Alessandria non era difficile trovare lavoro, anche se gli stipendi non erano molto alti, tanto che i giovani, dopo aver frequentato le scuole superiori , e dal momento che non c’erano università, andavano a cercare lavoro in Europa. La maggior parte degli egiziani non sapeva né leggere né scrivere, e lavorava nelle case private, in cambio di vitto e alloggio.
Il fascino di Alessandria aumentò poi ancora quando un ricco signore, Mr. Smouke, acquistò un vasto terreno e vi costruì delle splendide ville, una delle quali venne acquistata niente meno che dal Re Vittorio Emanuele. I francesi e gli inglesi abitavano nelle case che avevano costruito lungo il Canale: quando Nasser prese il potere e occupò il Canale, i francesi e gli inglesi bombardarono la zona e il Canale venne chiuso, Nasser li cacciò via e si impadronì di tutti i loro beni.
Per noi fu un colpo terribile, vivevamo lì da generazioni e non avevamo mai neppure immaginato di dovere un giorno lasciare il Paese nel quale erano nati i nostri genitori e i nostri nonni. Accadde così: erano le otto del mattino, mio marito ed io eravamo in procinto di andare in ufficio e, prima di uscire, andammo a vedere se c’era posta.
C’era una lettera, e proveniva dal Consiglio: l’aprimmo, l’argomento era “evizione” termine legale che significava sfratto, cacciata. Al momento non capii che cosa significava, anche perché era firmata “Nasser”, il nuovo capo del governo in Egitto. Faccio notare che, fino a quel momento, l’Egitto era governato dagli inglesi, in pratica come una colonia. Mio marito non disse una parola, anche se il significato del termine era purtroppo chiaro mentre io non riuscivo a realizzare che il Paese aveva cambiato governo. Nasser era un giovane privo di cultura, e si opponeva a chiunque non fosse stato musulmano. Nella lettera era scritto che, in quanto sposata ad un inglese, dovevo lasciare il Paese entro una settimana, senza portare via nulla: le banche erano chiuse, e non ci era neppure consentito di portare con noi quello che era in casa nostra. Ci avrebbero solo dato un visto per uscire dal Paese e il denaro necessario ad acquistare il biglietto della nave. Così, in gran fretta, vendemmo tutto quello che avevamo, in primo luogo i gioielli e i tappeti, così da ricavare almeno un po’ di denaro. Quella fu per me la peggiore settimana della mia vita, ero terribilmente spaventata e non riuscivo ad immaginare che ne sarebbe stato di noi, volevo solo andarmene, non sapevo neppure io dove, in qualsiasi posto lontano da lì.
Questi fatti risalgono a un tempo ormai molto lontano, ma sono incisi per sempre nella mia mente e ancora oggi non riesco a dimenticare le facce della gente, degli abitanti di Alessandria, alcuni dei quali avrebbero certamente voluto aiutarci, anche se non era possibile in alcun modo. Non so ancora oggi come sono potuta sopravviver al pensiero di dover abbandonare il luogo in cui ero nata, mio padre, mia nonna.
Giunse il giorno della partenza: passammo la dogana e salimmo a bordo della nave, eravamo ormai fuori dall’Egitto, in quanto eravamo su una nave italiana, e salutammo per l’ultima volta i nostri amici, ben sapendo che non li avremmo mai più rivisti, e coscienti di abbandonare per sempre tutto quello che ci era appartenuto.
Anna

13 commenti:

Luigi ha detto...

esperienza toccante: forse poche persone possono comprendere quello che ha provato Anna al momento di partire!!!

Borzani Alessio ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Borzani Alessio ha detto...

Ciao Ambra ho aperto un nuovo blog Favole racconti e filastrocche per bambini.
Fammi sapere se sono di tuo gradimento, tieni conto che le scrivo io e non sono proprio il numero uno.
Visto che leggi tanto e ti occupi di poesie saprai di sicuro darmi dei bei consigli di scrittura ciao e grazie in anticipo!!!

Tiziano ha detto...

Bellissimo raconto peccato abbia una triste fine riccordi cosi ti rimangono impressi nella mente e non li dimenticherai mai.

Unknown ha detto...

Bel post!!!

Me piace molto tuo blog... passa da me se ti va!

Buona settimana.. Bacii

http://couturetrend.blogspot.it/

Sciarada ha detto...

Ciao Ambra, mi piacerebbe che Nadia sapesse quanto il suo racconto mi ha emozionata e quanto sono onorata e grata per aver avuto la possibilità di leggerlo!

Erika ha detto...

Ho letto questo racconto con tanta curiosità. I ricordi della signora sono vividi e la scrittura scorrevole. Ho notato che le piacevano molto soprattutto le feste. Dev'essere stato un grande dolore dover laasciare tutto e doversi organizzare per la partenza in così breve tempo. Questo racconto mi ha fatto ritornare alla mente quello che spesso mi narrava mia mamma che fu costretta a lasciare la sua Fiume (attuale Rijeka) dopo l'occupazione da parte di Tito: anche loro dovettero abbandonare tutto e rifugiarsi in Italia come profughi.
Fate i miei complimenti alla signora. A tutti voi un caro saluto.
Erika

Ricardo Miñana ha detto...

Un placer pasar por tu espacio.
que tengas una buena semana.
recibe un saludo.

Tomaso ha detto...

Veramente bellissimo questo blog, siete un gruppo bene affiatato i vostri post sono molto interessanti.
Grazie cara Anna.
Tomaso

Marica ha detto...

Ciao cara Ambra un post emozionante... è sempre bello venire qui da te!!!


Un bacione grande

Marica

Antonella Leone ha detto...

è una storia davvero triste, dev'essere stato doloroso lasciare tutto ciò che "era la sua vita" e venire qui :(

Giovanna ha detto...

ma che meraviglia grazie per averci reso partecipi buona serata

graciete filipe ha detto...

Olá amiga um restinho de bom domingo, e uma feliz semana cheia de luz e paz.
Beijinho