sabato 18 giugno 2011

In viaggio, alla ricerca del tempo perduto

immagine dal web
In estate, per le vacanze, di solito raggiungo i miei genitori in montagna.
Il viaggio per Livigno mi piace molto, ed è stato proprio mentre mi arrampicavo in macchina per una strada tortuosa che, per la prima volta, mi è passata per la mente l’idea del volontariato. Pensavo che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa per la mia  vita che non andava come avrebbe dovuto, priva  di emozioni e di spunti, e che chissà quanti bisogni degli altri avrebbero potuto incontrare i miei. 
[...]

Ci ho pensato e ripensato, ne ho discusso con i miei genitori e poi, al rientro a Milano, ho contattato l’Associazione Seneca: dopo qualche tempo mi viene assegnata un’assistita, presentata come una persona un po’ particolare, psicologicamente impegnativa in quanto molto complessa.  Ci accordiamo al telefono per un incontro e, una domenica, mi   trovo a salire di corsa le scale di casa sua: la signora mi accoglie con simpatia e cordialità, come del resto aveva fatto con altre persone  contattate attraverso varie associazioni. Mi sento  un numero, l’ennesimo che ci prova, non riesco a capire il mio ruolo in questo turbine nel quale l’assistita appare come una “mangia volontari”. Pieno di incertezze, fisso un secondo incontro, non mi sarei aspettato una donna  così diversa dagli anziani che avevo conosciuto fino ad allora, così diversa dai miei nonni, così diversa dall’immagine che abbiamo dell’anziano bisognoso di cose molto concrete. Ora mi veniva richiesto  di entrare in un suo mondo invisibile e di condividerlo, di accettarne le interpretazioni, di giudicarne gli aspetti. Sono due anni che seguo ogni domenica la mia assistita, la mia prima ed unica assistita. Ho accettato la sua realtà, ho cercato di cambiarla ma ho fatto di più, l’ho condivisa. Mi ci muovo bene ormai, vedo con i suoi occhi, sento con le sue orecchie. Posso proporre interpretazioni, aggiustamenti, ma sono lì e vedo quello che solo lei vede e che sinora nessuno ha visto. La accompagno nella sua costruzione dopo aver capito che ha un senso, per lei, di vitale importanza. Sono orgoglioso del mio lavoro, del mio piccolo lavoro, io piccolo ragazzo so che è così semplice portare un aiuto, una condivisione … ora so che tanto tempo è andato perduto e non lo sarà più. Volontariato non significa aiutare gli altri, ma riempire i nostri giorni con qualche significato, qualcosa che possa farci dire: ho donato parte di me incondizionatamente. Egoisticamente. Cosa c’è di più bello di due egoismi che si incontrano e che, insieme, sanano in parte le sofferenze del vivere. Ora posso capire che c’è qualcosa oltre, che ci sono persone che hanno bisogno, che la mia vita può essere qualcosa di sensato. Persone. Siamo persone e siamo in mezzo alle persone. Cerchiamo di rendere questo viaggio il meno doloroso possibile e, se possiamo, porgiamo un fazzoletto di conforto e di aiuto a chi sta piangendo. Con questo gesto le prime lacrime che si asciugheranno saranno quelle della nostra anima.
Fabio

7 commenti:

Erika ha detto...

Caro Fabio le tue parole mi hanno fatta emozionare. Spesso molti dicono che si annoiano, che non sanno cosa fare, che hanno paura di cadere in depressione. Vedi, tu ci offri un suggerimento molto valido: mettere alcune ore della nostra vita a disposizione di chi ha bisogno e non arrendersi alle prime difficoltà come hanno fatto i tuoi predecessori ma cercare di capire, di immedesimarsi, di soccombere finanche, pur di ottenere dei risultati.
E fino ad oggi hai seminato molto bene, da quello che ci racconti.
Buona vita, caro Fabio!

Red ha detto...

Grazie Fabio per questa testimonianza così sentita e profonda, una prova ulteriore della ricchezza degli incontri tra persone anche molto diverse. Il tuo post è anche la tempestiva risposta a una delle tante domande che Peter si pone sul volontariato e sul senso dell'incontro tra generazioni. E, al prossimo incontro, abbraccia per me la tua "vecchietta";

Miguel de la T.P. ha detto...

buenos dias estimada amiga, pase para visitar tu estupendo blog. Feliz semana

Soffio ha detto...

Dietro ogni angolo, quanto meno te lo aspetti ti attende qualcosa. Ciao.

Roberta ha detto...

Caro Fabio,
leggendo il tuo post mi ritorna in mente il nostro primo incontro in sede. Tu così umile, cosi'titubante di poter essere all'altezza, con la tua forza e la tua incredibile sensibilità ti sei rivelato non solo un volontario, ma un gigante della comunicazione empatica. Hai aperto con molta naturalezza il tuo cuore totalmente liberando la mente da ogni retro-pensiero per accogliere la complessita' della storia della signora Lina definita dall'assistente sociale 'border line' e, in quanto tale ,troppo diffcile da affrontare. Sei andato ben oltre a cio' che nessuno psicologo sarebbe riuscito a fare... Ho avuto la felice intuizione che forse con te si sarebbe potuto provare... e tu hai fatto miracoli con la forza del tuo "egoismo positivo" con il quale mi auguro che tu possa
contagiare molti altri... GRAZIE DI CUORE.
Roberta

Fabio ha detto...

grazie a tutti, ed in particolare a te, Roberta, per avermi dato questa opportunità e per avermi inserito in un circolo virtuoso che deve molto a te, alla tua spontaneità ed al tuo entusiasmo.
Grazie ancora

Mariolino ha detto...

di mestiere faccio il guastafeste, il bastian contrario.
Vorrei trovare volontari gratis (volontari volontari insomma). Da tre anni non so cos'è un Sabato o una Domenica. Oggi guardavo una locandina e mi dicevo, potrei andarci, sembra una bella festa "La sagra del Purcel" ... si ma queste feste le fanno sempre di Sabato e Domenica e io non posso. Mi è venuto in mente che io non posso dal 2008. Non so cos'è un border line perchè le line sono tutte dilatescion di bruttos (in inglese sono sicuro non si dica così, ma fa lo stesso). Ci sono aree più che bordi.
Ho parlato, senza saperlo, una volta, con un'assistente sociale e credo sia ancora ferma in quel paese che gli ho assegnato. Ho parlato con un prete pregno di carità cristiana, e mi ha detto che ad un certo punto certe situazioni trovano soluzione solo in istituti specializzati: "non salverai loro, non salverai te stesso".
Non ho il coraggio di mettere i miei ed altri in un ospizio e poi ho altre situazioni che mi satellitano attorno. Sento la mia vita che se ne va ma resisto.
Vedo volontari, non saprei farlo, sono un forzato, che dovessi avere un avanzo di fetta di vita da dedicare a me stesso, sarei egoista felice di godermela.
Di mestiere ho sempre fatto la soluzione dei problemi. Se ho un problema mi isolo per dedicarmi a me stesso, per interrompere le soluzioni per gli altri ma non ho altri.
il tempo perduto al massimo può essere ricordato ricercato ma resta sempre perduto e noi abbiamo solo quel tempo in miliardi di anni che questo universo continua a turbinale lungo le sue tracce ... border line di altre tracce ...