martedì 8 gennaio 2013

L'importanza della narrazione nell'adozione

Quando una coppia inizia a pensare al progetto adottivo, ci sono la frenesia degli incontri e la preparazione che lasciano poi spazio al travolgimento emotivo dell’incontro, senza però avere il tempo per prendersi un momento per narrarsi.
E’ proprio però grazie alla narrazione che tutti i pezzi della storia si uniscono, soprattutto nella mente del bambino: il progetto di coppia, la storia del bambino nel suo “prima” quasi sconosciuto, e la nuova vita insieme. Quando il bambino sente ‘narrare di sé’, tutto assume un significato. Per questo è importante parlare con lui e davanti a lui della sua storia, della vostra storia. [...]
Il narrarsi e il narrare, e ancor più il sentir narrare di sé, è infatti l'occasione preziosa di ricompattare, integrare, ritessere e "rimagliare” parti proprie, le diverse componenti di cui la propria storia è inevitabilmente composta.
Il passato narrato cura se è premessa per il futuro e per la mente, quando, nel suo raccogliere riorganizzando e riunendo “i pezzi”, si pone l'obiettivo di rintracciare i diversi momenti, i diversi ruoli, le diverse parti all'interno di discontinuità e rotture della continuità esperienziale, così come inevitabilmente nel corso del tempo si succedono, più o meno intense, più o meno profonde.
È proprio attraverso la narrazione, vero e proprio campo transizionale, che si viene a creare di volta in volta, un importante consolidamento e rafforzamento del legame fin lì creatosi e sviluppatosi tra le diverse parti di sé e della propria storia. Talora è lì che si crea o si ripara e addirittura si sana, se sono occorse rotture e distorsioni.
Il racconto rafforza il sentimento di convivere con gli altri e consolida il sentimento di appartenenza.
Nella frenesia di costruire il progetto non vi è il “tempo” di narrare, nel travolgimento dell’incontro non vi è lo spazio mentale, nel momento della routine, invece, si apre il tempo e si crea lo spazio per narrarsi così da poter trasmettere al figlio una storia recente ma che affonda le sue radici in un passato lontano di coppia, e una storia del bambino nel suo “prima” quasi del tutto sconosciuto.
A distanza di qualche mese, verso la scadenza del primo anno adottivo, si profila sempre più intensamente, anche se spesso accompagnato da quasi inconfessabili timori e dense inquietudini, il desiderio di dare senso a questo primo importantissimo periodo insieme, nel ripensare al percorso adottivo prima dell’incontro, al momento in cui l’incontro si realizza e si concretizza così “l’adozione”. Vi è sotterranea anche l’esigenza di riconciliarsi con il passato doloroso di impossibilità generativa, con la sensazione di inefficacia, con l’esperienza della perdita, col vissuto di una mancanza.
Si sono ormai affacciati anche i pensieri relativi all’abbandono e al trauma, che, affrontati apertamente nella fase del pre-adozione, hanno ora una “corporeità” sconcertante nell’essere rappresentati dal bambino, da un essere così intensamente desiderato e immaginato, che con la sua concreta presenza pone e ripropone ai genitori quella che tra le tematiche umane è la basilare e fondativa: la paura dell’abbandono. Ecco che riuscire a pensare alla storia del bambino, a quella del prima, a quella del mentre e a quella del subito dopo offre la possibilità di affrontare tematiche di incredibile pregnanza sul piano emotivo con risvolti di eccezionale profondità dal punto di vista degli affetti.
In questo senso il narrare e il raccontare, a sé stessi come individui, a sé come coppia e al bambino nel post-adozione permette di ricomprendere l’altro, confermandosi in una nuova complessità relazionale, con una nuova realtà familiare appena costituitasi, e ciò anche quando un bambino è già presente.
Il “rivedersi” nel rappresentarsi nuovamente gli avvenimenti visivamente e graficamente, nei diari, negli album, nei libri, con le foto e i disegni che accompagnano lo scritto, permette l’aprirsi di un nuovo spazio di riflessione.
In questo senso la narrazione ricrea e ripercorre un viaggio, che assume una valenza intensamente formativa e trasformativa, che chiude con i debiti e crediti: ora ci sei e siamo insieme.

Associazione NonSoloCicogna

13 commenti:

Unknown ha detto...

condivido pienamente!
ciao
e ben ritrovata
tutto ok?
ciao Ambra

Erika ha detto...

Penso proprio che questo tipo di lavoro sia indispensabile.

gattonero ha detto...

Se questo testo fosse stato pubblicato, e divulgato, una quarantina d'anni fa, oggi non mi toccherebbe assistere a scene che mi indignano.
Tipo quella di un ragazzo adottato da piccolino, allevato con sacrifici e amore da due genitori sani di mente e di cuore, che, morto il padre e con la madre pressoché allettata in una RSA, si degna di andarla a trovare una volta all'anno.
Ormai ampiamente adulto, evidentemente quel "prima" non è stato capace di cancellarlo, e gli anni d'amore ricevuti non hanno lasciato traccia né di gratitudine né di semplice puro ricambio, quello che talvolta si dedica anche ad un'amicizia senza vincoli affettivi.
E questo è solo un caso, tra i tanti rilevati nell'arco di una vita.
Ciao, a presto.

Sandra M. ha detto...

Percorso davvero non semplice che costringe a mettersi continuamente in gioco.Richiede personalità forti, credo, e ben "risolte"; o, almeno, con grandi dosi di umiltà, generosità, apertura. E intelligenza.

Ambra ha detto...

Ho due nipotine adottive ed ho constatato quanto importante e vera è la paura dell'abbandono, così come il bisogno, la necessità assoluta del sapere di sé.

Pupottina ha detto...

ciao Ambra
bentrovata anche in questo 2013 che speriamo ci porti qualcosa di più e che faccia procedere tutto sempre per il meglio
un abbraccio

Cristina ha detto...

Una cosa però che ci terrei a sottolineare è che purtroppo in un paese come il nostro è quasi impossibile riuscire ad adottare un bimbo italiano e che se si è reduci di un divorzio, questo implica una strada ancora più tortuosa ed impossibile....questo direi che è abbastanza vergognoso. Scusate lo sfogo

Sciarada ha detto...

Ciao Ambra bentornata; i miei complimenti più sentiti all'autore di questo testo, è scritto in maniera eccellente e con partecipazione, un reale aiuto per chi adotta e per i bambini adottati!

Luigi ha detto...

molto belle queste riflessioni Ambra: confermano che la presa di coscienza della propria identità è fondamentale per un bambino e l'amore che trascende i legami di sangue è la via privilegiata per trasmettere questa identità!!!

fioredizagara ha detto...

La coppia che decide l'adozione deve essere molto affiatata e pronta a tante difficoltà ,perchè il bambino adottato pur piccolo, ha già un vissuto molto doloroso, duro come granito, che si scalfisce dopo anni di intenso amore da parte dei nuovi genitori

Antonella Leone ha detto...

l'adozione non è una cosa semplice e ci vuole tanto amore! anche perché le difficoltà sono sempre dietro l'andolo e ci sono dei giorni più duri di altri!

Seguace di Gesù ha detto...


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Carmine ha detto...

si come non essere d'accordo con questa modalità, non solo utile per il bambino ma anche per la coppia che lo vuole adottare :-)